Genere: teatro contemporaneo
Pubblico: adulti
NOTE DI REGIA
Corpo, da veleno vinto, opera scenica di teatro e musica, liberamente ispirata alla tragedia di Amleto, di William Shakespeare; un flusso sonoro di note e parole che comincia laddove la vita del principe di Danimarca volge al termine. Amleto, sul finire dell'ultimo atto, viene ferito da Laerte con una stoccata al veleno. Limitandoci allo spazio di questo evento abbiamo cercato di espanderlo con un movimento della passione governato dalla musica. Il trapasso, fisico o simbolico, è l'apice degli eventi esistenziali, il varco d'accesso a stati dell'animo umano e a percezioni di realtà diversamente irraggiungibili.
Nel capolavoro shakespeariano i casi delle frettolose seconde nozze della madre, dell'apparizione e delle rivelazioni del fantasma del padre, della morte di Ofelia e del conseguente dialogo con il beccamorto, sono create dall'autore come porti da cui far salpare i monologhi interiori di Amleto, espressioni di una sensibilità luminosa generata dal dolore.
Alla circolazione del veleno che costringe Amleto ad un'inazione estrema, che corrompe il suo corpo fino alla pietrificazione, abbiamo contrapposto il nomadismo dell'anima e i suoi moti universali di rivoluzione, rotolamento e ascesa, e i suoi canti intimi, appassionati e fluttuanti. L'Amleto di "Corpo, da veleno vinto", incarna la figura dell'uomo sperimentale, del viaggiatore dell'interiorità abissale e siderale; spogliato dagli orpelli e dalle stereotipie del personaggio, fuori dall'esistenza tormentata e dalla dialettica, è ancora del colore della notte, ma questa volta, dentro di sé, ha un cielo stellato. Nella calma del suo stato letargico s'immerge tutto ciò che ha vissuto nel passato; a quel punto nulla più gli appartiene e ogni cosa, rinasce alla luce del bisogno di mistero, del creduto vero, in un tracciato di nuove congiunzioni, visioni e significati, dove il piccolo ritorna al grande, l'unicità alla ripetizione e il particolare all'universale.
Di fatto, non esiste una cosa come l'Amleto di Shakesperare.
Se Amleto possiede qualcosa della definitezza di un'opera d'arte, possiede anche tutta l'oscurità che appartiene alla vita. Vi sono tanti Amleti quante malinconie.
Oscar Wilde. Il critico come artista